Lo racconta il preparatore atletico Leonardo Conti
Posizione in campo più avanzata, gioco più aggressivo e allenamenti da triathlon. Questi sono in pratica i grandi cambiamenti del tennis.
Tutti gli sport cambiano con il tempo; pur rimanendo le regole sempre uguali, mutano le dinamiche di gioco da parte degli atleti. Anche il tennis non si sottrae da questo meccanismo. Nel corso degli ultimi decenni il modo di giocare a tennis è profondamente mutato e, con esso, anche il modo in cui ci si allena.
In vista degli Internazionali di Tennis di Roma, che avranno luogo dal 7 al 20 maggio dove Levissima è l’acqua ufficiale, abbiamo chiesto al maestro e preparatore atletico Leonardo Conti quali sono questi cambiamenti del tennis.
La posizione in campo
Prima si poteva vincere un match anche in difesa, muovendo la palla e correndo tanto, mentre ora, come si è visto limpidamente agli Australian Open, Federer ha vinto perché ha giocato venti centimetri più avanti in campo. Oggi gli spostamenti in avanti sono diventati più importanti di quelli laterali. Perciò, i giovani tennisti devono adeguarsi: devono cercare di fare il punto il prima possibile, imponendo appunto le proprie armi, senza cercare il punto debole dell’avversario.
Attacco e chiusura
Una volta, nel tennis, c’era una netta distinzione tra attacco e chiusura. Per chiusura si intendeva la palla che si tirava per finire il punto, mentre l’attacco era propedeutico per andare a rete e giocare una volée. Infatti, fino a qualche tempo fa, gli allenatori e i maestri di tennis suggerivano ai giocatori più leggeri di fare un attacco in approccio per poi chiudere con la volée.
Oggi questa soluzione è praticamente scomparsa perché si tende ad allenare il giocatore a chiudere di potenza dal fondo, o massimo da tre quarti campo, escludendo l’opzione di andare a chiudere con una volée, che anzi potrebbe creare un problema a tanti giocatori perché non la sanno più giocare con la giusta sicurezza. Attaccare oggi in pratica vuol dire prendere subito l’iniziativa giocando colpi molto potenti e consistenti, chiudendo il punto da dietro o al massimo in avanzamento. Più che usare la parola attaccare, è corretto dire che si cerca di giocare in modo molto aggressivo, cercando di prendere l’iniziativa e l’inerzia nello scambio per guadagnare campo, per aprirsi uno spazio e piazzare un vincente da fondo o portare l’avversario all’errore con il nostro pressing.
Allenamento
Il tennista di oggi deve allenarsi sulla continuità. L’attaccante, un tempo, aveva il vantaggio che, grazie all’istinto, con una grande soluzione, poteva realmente girare una partita all’improvviso. La sorpresa, la giocata che infiamma il match, è sempre più rara perché l’avversario lotta ed è presente dall’inizio alla fine. Inoltre, fino a qualche stagione fa, il match ad alto livello era molto più legato al servizio: se perdevi la battuta quasi sicuramente avevi perso un set. Adesso, invece, il numero dei break è aumentato. Questo non perché si serve meno bene, ma perché si risponde molto meglio e si serve con un uso del colpo differente. A parte rarissime eccezioni, non ci sono più i giocatori che servono per fare subito il punto.
Inoltre la determinazione assume un’importanza sempre maggiore: la vita agonistica è estremamente complicata in termini di routine, restrizioni e ripetitività dei gesti – basta leggere l’autobiografia di Andre Agassi – ed è necessario quindi che gli allenamenti siano sempre diversi, nuovi, creativi e divertenti per il tennista. Questo è anche uno dei motivi dei successi di Federer, che ha come allenatore un ex triatleta che ha ideato un tipo di allenamento molto particolare.
Aspettando gli Internazionali di Roma, andiamo in campo a farci una partita!