Montagna, metafora perfetta per film e libri
Avete notato anche voi che ci sono in giro sempre più libri e film sulla montagna? La vetta da sempre rappresenta un ambiente ricco di significati e #EverydayClimbers ne è la prova.
Negli ultimi tempi l’esperienza in montagna ha suscitato un nuovo interesse perché viene percepita come un’alternativa concreta fatta di fatica, determinazione, gesti misurati, zaini da preparare, rispetto a una quotidianità di cui siamo sempre più spettatori. Dal libro vincitore del Premio Strega fino a molti film usciti.
Montagna grande ispiratrice
La montagna ha da sempre ispirato scrittori, giornalisti e registi per raccontare le imprese legate all’avventure, al coraggio e alle missioni (im)possibili. In Italia uno dei più importanti del ventesimo secolo fu Dino Buzzati che negli anni ’30 dalle pagine del Corriere della Sera raccontava le imprese degli allora moderni alpinisti, cercando di umanizzare le Dolomiti rappresentandole come giganti di anima e roccia. Con il tempo la tecnologia ha sovrastato la tecnica e molte vette sono state più facilmente raggiungibili, tuttavia il tema rimane sempre affascinante.
Negli ultimi tempi c’è stato un forte ravvicinamento e interesse da parte del racconto e dell’esperienza in montagna, che è ancora portatrice di una narrativa seducente fatta di fatica e gesti che si presta ad essere raccontata e che, per giunta, è anche alla base del concept iniziale di Everyday Climbers.
Tanti libri e film
Alla fine del 2017 il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport avevano come allegato una collana di 25 romanzi sulla montagna, da “In terre lontane” di Walter Bonatti a “Sentieri nel ghiaccio” di Werner Herzog. Da gennaio 2018 sempre con gli stessi giornali è possibile acquistare la collana “Il Grande Alpinismo – Storie di Alta Quota” formato da 20 film inediti, in dvd, che celebrano la passione per l’alpinismo e che permettono di rivivere le imprese verso le vette più ambite del pianeta: dal film diretto da Reinhold Messner (“Still Alive”) al documentario sulle spedizioni polacche sulle più alte e più difficili montagne dell’Himalaya (“The art of freedom”).
Metafora perfetta
Al di là dell’impresa epica, quel che conta è soprattutto uno stimolo a misurarsi, una sfida da vincere più con i fatti che con le parole, più con sé stessi che contro gli altri, ma anche un obiettivo che non va raggiunto per forza. La montagna è da sempre un ambiente ricco di significati: affrontandola ed esplorandola, con fatica e sudore, scopriamo noi stessi e i nostri limiti. In molti libri si legge che la cima da raggiungere non è nemica dell’uomo, siamo solo noi umani che ci sopravvalutiamo o sottovalutiamo il rischio e i pericoli oggettivi e imprevedibili.
Una metafora e una sfida culturale che ben si sposano con questi tempi, e non è certo un caso che nel 2017 il prestigioso Premio Strega sia andato a Paolo Cognetti e ad un titolo “Le otto montagne” (Einaudi) che ha contribuito alla nuova esplosione di interesse attorno alla letteratura sulle vette.
Non vi sentite anche voi degli Everyday Climbers?