Con La Testa Tra Le Nuvole Per Proteggere Un Prezioso Patrimonio Naturale
Raccontaci qualcosa di te.
Sono Chiara Compostella, ho 38 anni e sono nata a Milano. Ho sempre vissuto in città ma ho sempre amato stare all’aria aperta, in particolare in montagna, ed è per questo che ho scelto una professione che mi permettesse di passare più tempo possibile all’aperto.
Ho scelto di laurearmi in Scienze Naturali e di conseguire un dottorato in Scienze della Terra ed ora sono un tecnico al Dipartimento di Scienze della Terra nell’Università degli Studi di Milano.
La mia professione mi porta a passare molto tempo in laboratorio a contatto con docenti e studenti ma mi permette anche di trascorrere anche molte giornate all’aria aperta per la raccolta di dati e di campioni.
Come è nata la tua passione per il mondo dei ghiacciai?
Ho sempre amato la montagna e il mio desiderio era di poter lavorare in questo ambiente. Ho iniziato ad occuparmi di risposta al cambiamento climatico degli ambienti di montagna, partendo dallo studio della vegetazione e degli effetti che il clima ha sulla distribuzione altimetrica degli alberi.
Poi mi sono spinta oltre, fino a studiare la risposta degli ambienti d’alta quota al riscaldamento climatico. Il passaggio ai ghiacciai è stato lo step successivo, visto che in un contesto di clima in progressivo riscaldamento, i ghiacciai rappresentano ancora delle oasi di clima più freddo e sono quindi da considerarsi rifugio per tante specie che faticano ad adattarsi a temperature sempre più calde.
Quindi i ghiacciai sono diventati per me una palestra per lo studio degli effetti del clima e una risorsa ancora tutta da comprendere nell’ottica della conservazione della nostra biodiversità.
In quanto ricercatrice, quali sono le maggiori difficoltà che stai incontrando?
Le difficoltà maggiori per chi fa ricerca oggi in Italia, credo siano legate in gran parte alla carenza di risorse che attualmente ci vengono messe a disposizione.
Purtroppo i continui tagli al finanziamento della ricerca stanno mettendo in seria difficoltà la prosecuzione di tantissimi studi nel nostro settore.
Spesso si fa fatica a far capire quanto possa essere importante studiare l’ambiente e gli effetti del clima su di esso, perché sembra che non sia un problema che possa aver delle ricadute sulla nostra vita di tutti i giorni.
Purtroppo non è così, il clima che cambia va inevitabilmente a modificare tanti piccoli e grandi equilibri e questo prima o poi avrà delle ricadute sulle attività umane.
Quali sono gli aspetti più belli di questo lavoro?
Quello che mi piace del mio lavoro è il contatto con l’ambiente che mi circonda. Io sono una persona curiosa per natura e mi piace scoprire il perché delle cose, mi piace capirne il funzionamento e questo vale anche per l’ambiente in cui viviamo.
Anche nel mio piccolo, mi piace l’idea di poter fare qualcosa per intuire in quale direzione stiamo andando e magari poter suggerire come sarebbe meglio agire per preservare l’immenso patrimonio naturale che abbiamo la fortuna di possedere.
Quali sono le vette che hai già raggiunto, in ambito lavorativo e, se vuoi, personale?
Io ho la fortuna di fare il lavoro che ho sempre desiderato e già questa è una grande vetta raggiunta.
Poi proprio grazie a questo lavoro ho avuto l’opportunità di partecipare a spedizioni scientifiche che mi hanno portato ad ammirare alcune delle vette più belle del nostro pianeta.
Ho partecipato a spedizioni in Pakistan, in Nepal e in Patagonia, ho ammirato montagne stupende, tanto belle da togliere il fiato e questo credo sia il mio più grande successo. Ogni spedizione è stato un bellissimo traguardo e anche una bellissima sfida, non solo professionale ma soprattutto personale.
Ho imparato a conoscermi molto più a fondo, sono state esperienze molto faticose ed è proprio quando ci si trova di fronte ai propri limiti che ci si rende conto di cosa si può essere capaci.
Qual è la prossima vetta che ti sei prefissata?
A dire il vero non saprei con esattezza. Da un lato, per una curiosa di natura come me, dietro ogni angolo si può nascondere una vetta da conquistare.
Dall’altra, la bellezza che ho ammirato durante le spedizioni mi fa desiderare di vedere ancora almeno qualcosa delle tante bellezze del mondo che non ho mai visto. Sempre in tema di ghiacci, mi piacerebbe moltissimo arrivare a vedere quelli antartici.
In cosa consiste il tuo contributo nell’ambito dei progetti di ricerca che UniMi porta avanti insieme a Levissima?
Nell’ambito dei progetti sviluppati con l’appoggio di Levissima, io mi sono dedicata al controllo e alla manutenzione delle stazioni di rilevamento installate su ghiacciaio.
Negli ultimi anni mi sono occupata di mantenere in stato di funzionamento ottimale le stazioni meteorologiche installate sui ghiacciai, in particolare quella del Dosdè e quella dei Forni, in Alta Valtellina.
Sono stazioni di acquisizione di dati meteorologici di importanza strategica per lo studio degli ambienti d’alta quota e del bilancio energetico dei ghiacciai. La stazione del Dosdè è stata acquisita e collocata nell’ambito del progetto UNIMI-Levissima e la sua gestione rappresenta costantemente una sfida a causa delle difficoltà ambientali in cui opera.
La stazione dei Forni, il più grande ghiacciaio vallivo italiano, è operativa da ormai più di dieci anni e quindi ora possediamo una serie storica di dati già sufficientemente lunga da poter utilizzare per studiare la dinamica di un ghiacciaio così importante.
La stazione è inserita in una rete di monitoraggio internazionale e quindi il suo mantenimento in perfetto stato di funzionamento è di importanza strategica.
Levissima ha come consumatori ideali gli “Everyday Climbers”, scalatori di vette quotidiane che ogni giorno si impegnano per raggiungere il proprio obiettivo. Ti senti un po’ un Everyday Climber? Quali sono, dalla tua esperienza personale, le caratteristiche che deve avere un Everyday Climber?
Io credo che nella vita ciascuno di noi abbia comunque le proprie vette da scalare, che siano grandi o piccole, che siano montagne reali o semplicemente le sfide di ogni giorno.
Io credo che ciascuno di noi, e quindi io compresa, siamo in un certo senso degli “Everyday Climbers”, nella misura in cui sappiamo sempre guardare avanti, soprattutto oltre le difficoltà che possiamo trovarci davanti.
Credo che in questo sia fondamentale conoscere se stessi per sapere fino a dove ci si può spingere, non aver paura dei propri limiti, anzi, saperli accettare ma con la consapevolezza che a volte i limiti che ci imponiamo sono mentali e non veramente reali.
Credo che non debba mancare mai la curiosità di scoprire qualcosa di nuovo e la voglia di voler fare sempre un passo in più, due cose per me fondamentali per poter andare lontano.
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