Montagna, Da Passione A Professione
Dal pastore al gestore di rifugi, dal maestro di sci al cuoco ad alta quota. Come trasformare l’amore per le vette in una vero e proprio mestiere? Ecco qualche fonte di ispirazione.
Che siano nati nel cuore delle Alpi o nel centro di una metropoli, sono molti coloro che sentono scorrere nel sangue la passione per la montagna fin da piccoli.
Innamorati dell’aria pura e del silenzio maestoso delle cime, nati con gli sci ai piedi o capaci di emozionarsi per l’avvistamento di una specie rara di volatile, tanti italiani considerano i monti il loro habitat ideale.
Ma come trasformare una semplice passione in una vera e propria professione, facendo una scelta di vita che permetta di vivere in montagna 356 giorni all’anno?
La pastora Maria Cheyenne Daprà
Ne è una testimone la pastora Maria Cheyenne Daprà. Nata in Baviera 30 anni fa, oggi pascola il suo gregge in Val di Rabbi (Trentino) contribuendo in maniera alternativa e a basso costo, a curare e mantenere il paesaggio.
Su di lei il regista Michele Trentini ha fatto un film-documentario che ha vinto il primo premio al “Sardinian Sustainability Film Festival”.
Gestire un rifugio: Giulia Buzzoni di Mezzocorona
Sempre di più, inoltre, sono i giovani che decidono di prendere in gestione un rifugio e farne una meta turistica con un ricco palinsesto di eventi, dedicati a grandi e piccini.
Lo dimostra il caso di Giulia Buzzoni di Mezzocorona, in provincia di Trento, che fin da piccola aveva il sogno di coniugare due grandi passioni: i bambini e la montagna.
Ecco, allora, buttarsi in una particolare avventura: aprire il “nido”, un edificio ristrutturato sul Monte Bondone, adibito a casa vacanza per famiglie, con pacchetti culturali e sportivi che consentono di scoprire il territorio circostante durante le settimane bianche e verdi, per la stagione estiva.
La Montagnoterapia
Il connubio Educazione e Montagna è fonte di ispirazione anche per il progetto “Montagnaterapia”, nato nel 2003 in Trentino presso il Centro di Salute Mentale di Arco con un’importante convinzione: la montagna ha il pregio di svincolare il gruppo dalle dinamiche ordinarie, di rendere tutti uguali e di agevolare l’aiuto reciproco.
Camminare sui sentieri, sentirsi liberi mettendosi alla prova, resistere alla fatica, portare lo zaino, spronare l’amico nel proseguire la salita, sono esperienze che fanno capire che ci sono svariati modi per affrontare le fatiche della vita e che non bisogna scoraggiarsi perché insieme si può fare.
Street food in Montagna
Dai lavori socialmente utili a quelli più ludici, come il primo food truck nato ad alta quota, sulla scia della tendenza attualissima dello street food.
Lo firma lo chef dell’Osteria al Dosso all’Aprica, Andrea Campi, che lo battezza “Snood Kitchen”, il primo gatto delle nevi attrezzato per cucinare a 30 gradi sotto zero portando ad alta quota i sapori genuini e naturali tipici della Valtellina.
Design di alta quota
E a proposito di creatività, c’è un buon numero di Architetti legati allo IAM (Istituto di Architettura Montana di Torino), che si è specializzato nel progettare edifici di design adatti al paesaggio alpino. Caratteristiche fondamentali?
La valorizzazione del territorio in cui sono inseriti e un’attenzione particolare per la sostenibilità.
L’Università della Montagna
Infine, per chi vuole anche indirizzare il proprio percorso di studi in quest’ambito, l’Università della Montagna offre il Corso di Laurea in Valorizzazione e tutela dell’ambiente e del territorio montano, mentre per i più giovani esiste a Trento il Liceo Scientifico per le professioni del turismo di montagna.
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