Nitidezza del paesaggio: la distanza iperfocale
Volete conoscere la tecnica usata dai fotografi paesaggisti per rendere una foto sempre nitida in ogni sua dettaglio? Oggi vi spieghiamo la tecnica della distanza iperfocale.
Una delle caratteristiche principali che deve avere una foto paesaggistica è quella della nitidezza delle immagini.
Ci sono varie tecniche per ottenere un perfetto controllo della profondità di campo – ovvero la messa a fuoco – di una foto, una tra le più usate dai fotografi paesaggisti è quella chiamata “distanza iperfocale”. Tale tecnica permette di determinare l’ampiezza della profondità di campo e quindi ottenere la massima nitidezza, dal primo piano allo sfondo, la nostra guida fotografica Paolo Camilli, esperto in foto paesaggistica ce la spiega in termini semplici.
Cos’è la distanza iperfocale?
Il consiglio tradizionale per fotografare paesaggi, al fine di avere la maggior profondità di campo possibile, è quello di mettere a fuoco circa 1/3 della scena. La profondità di campo, infatti, si estende approssimativamente per circa 1/3 davanti al punto di messa a fuoco e 2/3 dietro. La messa a fuoco iperfocale aggiunge a questo processo un maggior rigore scientifico: se mettiamo a fuoco su un punto predeterminato (e questo punto lo chiamiamo distanza iperfocale), sarà possibile sfruttare la massima estensione della profondità di campo.
Cosa bisogna fare
Per prima cosa è necessario selezionare la modalità di messa a fuoco manuale sull’obiettivo. Il calcolo preciso della distanza iperfocale richiede qualche conto, ma per fortuna esistono tanti strumenti, tra cui le app, che possono svolgere il lavoro pesante per noi. Tra queste segnaliamo Hyperfocal o Dofmaster (disponibili su iOS e su Android): sarà necessario inserire i dati della fotocamera, dell’obiettivo e del diaframma e l’app calcolerà la giusta distanza iperfocale. Infine è consigliato alzare gli ISO (la sensibilità del sensore alla luce) per evitare di incorrere in una foto mossa.
Limiti e pregi della distanza iperfocale
Dobbiamo ricordare che non potremmo vedere il risultato finale nel mirino ottico: anche mettendo a fuoco sul punto giusto, l’immagine ci apparirà sfocata. Il mirino infatti ci mostra sempre l’immagine alla massima apertura di diaframma disponibile (f/2.8 o f/4) e, di conseguenza, alla minima profondità di campo possibile. Nonostante questo limite, la messa a fuoco iperfocale rimane forse il metodo più efficace per aumentare la nitidezza dei nostri scatti.
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