Tutto quel che c'è da sapere su pixel e dpi
L’alta e bassa risoluzione di una foto dipende da molti fattori, non ultimo l’occhio umano. Un fotografo professionista ci svela tutti i segreti e i parametri da conoscere.
L’#EverydayClimbers Photo Contest sta giungendo al termine e quindi, dopo tanti articoli dedicati alla tecnica fotografica, ci dedichiamo a un tema che non viene trattato spesso ma che è centrale per l’impatto finale di una foto. Stiamo parlando della “risoluzione” della foto, ovvero della qualità della grandezza visiva di una foto. Visto che parliamo soprattutto di immagini digitali, la risoluzione diventa un elemento fondamentale; abbiamo quindi chiesto al fotografo Paolo Camilli, di raccontarci meglio quali sono i parametri principali da considerare.
Tecnicamente nella fotografia digitale la risoluzione indica la densità degli elementi semplici (punti, pixel, etc..) che formano l’immagine in rapporto a un’unità di riferimento. Come è logico intuire, sono molti i fattori che influiscono sulla risoluzione di una foto, dalla fotocamera utilizzata alla distanza da cui viene osservata fino al supporto in cui la foto viene vista. Esaminiamole, partendo da quest’ultima.
Risoluzione dei supporti
Il rapporto per misurare la risoluzione delle foto digitali stampate o scansionate è dato dai dpi – dots per inch, ovvero punti per pollice. Le stampanti domestiche hanno poche centinaia di dpi, mentre quelle laser partono da 400 e possono arrivare fino a 2400 dpi (una normale pellicola analogica viene invece realizzato con una qualità che va dai 3000 ai 5000 dpi). Se invece guardiamo le foto da monitor, allora il punto elementare si chiama pixel. I primi monitor avevano un formato VGA (640×480 pixel), mentre oggi la tecnologia permette di avere il formato 4K (4096×2160 pixel).
Sensori di acquisizione
L’altro elemento è dato dalla fotocamera e dal suo sensore. Anche in questo caso l’unità di misura della superficie sono i pixel: un sensore con 5000×4000 pixel avrà in totale 20 Megapixel. Conta anche la dimensione fisica del sensore: in una fotocamera professionale full frame è di 24×36 mm, mentre in molti smartphone è 6,16×4,6 mm, anche se essa è spesso omessa nelle indicazioni della casa di produzione, puntando tutto sui megapixel.
La risoluzione di un’immagine può essere anche aumentata a posteriori da software come Photoshop, che possono agire sul contrasto, sulla nitidezza e sulla resa cromatica, ma non comportano un aumento dell’immagine di partenza.
L’acutezza visiva umana
Qui il discorso si fa più complesso, perché riguarda la capacità dell’occhio umano di distinguere le linee a una certa distanza, mettiamo 25 cm: se vogliamo vedere contemporaneamente il maggior numero di linee possibile, allora dovremo stampare in un millimetro 12 pixel e, considerando che 1 pollice = 25,4 mm, è necessario stampare a 25,4×12 dpi, cioè 305 dpi, che è il valore minimo di stampa volto a garantire una visione ottimale. La stessa immagine osservata a 250 cm di distanza dovrà essere ingrandita di almeno 10 volte.
Ora avete tutti gli elementi per valutare la risoluzione fotografica. Non vi resta che scattare!