Stefano Torrione: come fotografare il Tor Des Géants

Stefano Torrione: come fotografare il Tor Des Géants

Una corsa di 330 km in 3 giorni a 2500 metri intorno alla Val D’Aosta, un fotografo capace di cogliere il senso della sfida con sé stesso in un territorio incontaminato.

La Montagna nelle foto di Stefano Torrione

Spesso le foto riescono a raccontare un mondo più di mille parole. Come ad esempio le immagini immortalate da Stefano Torrione che riescono a narrare perfettamente il Tor des Géants “il trail più duro al mondo”. Facciamocelo raccontare direttamente da lui.

Quali sono stati i primi passi da fotografo?

Ho iniziato negli anni 90, collaborando con Epoca, grande rivista che conteneva i reportage di Walter Bonatti.

Poi ho collaborato con le principali riviste di viaggio e natura italiane (da Gulliver a National Geographic) con miei reportage di tipo geografico ed etnografico, ma anche sportivo.

Cosa significa immortalare la montagna rispetto agli altri soggetti?

E’ semplice, io in montagna sto sempre meglio. Anche nei viaggi: alla fine ricordo sempre quelli in località montane, dalle Ande Peruviane al Tibet all’Atlante Marocchino.

Con la gente di montagna mi intendo a meraviglia; se è vera quella storia che si fanno belle fotografie solo quando si ama ciò che si inquadra, allora penso che le foto delle montagne siano le mie migliori.

Puoi parlarci del tuo progetto fotografico legato al Tor des Géants?

Il Tor des Géants (il giro dei giganti in franco-provenzale) gira intorno alle alte vie della Val D’Aosta, partendo da Courmayeur e tornando a Courmayeur attraverso i sentieri che formano un perfetto ovale olimpionico.

Sono 330 km di corsa in tre giorni e tocca tutte le principali montagne della regione che sono appunto i “giganti”. La bellezza di questa gara è che corri in un ambiente unico e incontaminato, tra i 2000 e i 3000 metri d’altitudine, molto duro e selvaggio.

Io ho partecipato dall’edizione zero e sono stato fotografo ufficiale per tre anni, da cui poi è nata una mostra e un libro – “Tor des Geants” (Sime Books, 2012) http://www.stefanotorrione.com/portfolio_page/tor-des-geants/ – che è giunto alla seconda edizione.

Cosa hai voluto raccontare con le tue foto?

La prestazione sportiva mi interessava fino a un certo punto.

A me piaceva molto l’idea di ritrarre l’uomo in una sorta di “terra di mezzo” tra i 4000 dove si fa l’alpinismo e il fondo valle dove va la gente normale.

È una fascia di terra meravigliosa dove al massimo trovi le vacche al pascolo o gli stambecchi, dove non ci sono piste da sci, ma solo territori incontaminati e poco esplorati.

Ti dirò che le scene più belle le ho viste il sabato quando arrivano gli ultimi, persone che ce la fanno solo per loro stessi.

In una edizione un mio amico che è arrivato ultimo è diventato più famoso di quello che è arrivato primo.

Quali sono stati i tuoi ultimi progetti fotografici?

Negli ultimi anni mi sono concentrato sulle Alpi con due progetti: il primo si chiama Guerra Biancae riguarda le esplorazioni dei ghiacciai del Nord-Est, dallo Stelvio alla Marmolada, per scoprire che cosa è rimasto della Grande Guerra.

Il secondo si chiama “AlpiMagia”  ed è un viaggio nella cultura alpina e nelle sue ritualità, seguendo l’antico calendario contadino, dalle Alpi Liguri fino al Friuli.

C’è un mondo contadino delle montagne che esiste ancora e ho voluto raccontare questa lotta dell’uomo sulle forze della natura del freddo e dell’inverno.