Trasferirsi in Australia
Vivere in Australia: da sogno a realtà. Sempre più giovani italiani decidono di trasferirsi dopo la maturità o il primo ciclo di studi università. Da dove cominciare per organizzare un soggiorno di media durata esattamente dall’altra parte del mondo?
Negli ultimi anni, sempre più giovani italiani hanno condiviso lo stesso sogno, la stessa voglia di andare e sfidarsi: trasferirsi all’estero per un periodo breve o fino a data da destinarsi.
Gli italiani non sono “mammoni”
Contro lo stereotipo più diffuso che ci vuole “mammoni” e poco inclini a riconoscere la bellezza di altri luoghi al di fuori dell’Italia, sono tantissimi coloro che decidono di emigrare verso nuovi lidi.
La freccia verso cui punta la bussola di molti esploratori è, tradizionalmente, l’Australia. Che lo facciano dopo la maturità o a conclusione di un primo ciclo di studi universitari, l’atteggiamento non cambia: si sfidano distanza, differenze culturali e linguistiche, diversità nel sistema di lavoro per avere in cambio: sole, mare e l’Opportunità della vita.
Ma come spiegava Claudia Astarita in un articolo pubblicato su Panorama.it qualche tempo fa e ancora attuale: “É di fondamentale importanza evitare di arrivare in Australia con una percezione sbagliata del Paese e delle sue opportunità. Per riuscirci, bisognerebbe evitare di farsi trarre in inganno da cinque falsi miti“.
Quali sono i luoghi comuni più diffusi?
- Non è necessario conoscere bene l’inglese
- Ho meno di 30 anni. Posso richiedere una Working Holiday Visa (WHV) e, una volta sul posto, tramutare il permesso in qualcosa di più stabile
- Se mi va, posso estendere la mia WHV per un altro anno.
- Per cominciare entro con il visto turistico, poi chi vivrà vedrà.
- Avrò successo come tanti italiani che sono andati partendo da zero.
I consigli di Claudia Astarita
Cosa c’è che non va in queste affermazioni? Secondo la Astarita: senza un livello di inglese più che discreto diventa molto difficile trovare un lavoro sia esso qualificato o meno.
Riguardo al WHV, la sua funzione è dare la possibilità di svolgere un’esperienza di lavoro che non può andare oltre i sei mesi con lo stesso datore di lavoro, tramutabile in un’altra forma di visa solo se a richiederlo è il datore di lavoro.
Occorre lavorare per almeno 88 giorni nel cosiddetto “outback” in aziende agricole, miniere, nel settore delle costruzioni o in quello ittico per avere il rinnovo.
Spiega ancora la giornalista “Lavorare in questi luoghi non è sempre così facile, ne’ necessariamente ben pagato. Anzi, la crescita esponenziale del numero di ragazzi che entra con WHV ha portato anche alla diffusione di tipologie di impiego sempre più precarie e difficilmente controllabili dalle autorità centrali. Nel biennio 2011-2012 solo il 20% dei giovani italiani entrati con il WHV è riuscito a rinnovarlo. 1.775 su 9.600″.
Con il visto turistico non si può lavorare. Per questo è consigliato sfruttare la permanenza per sondare il terreno, cercando di ottenere dei colloqui di lavoro, per esempio, o delle job interview all’americana o, in alternativa, partire già con un lavoro.
Da ultimo, sono tanti quelli che ce la fanno a realizzare il loro sogno, ma altrettanti sono coloro che trovano un’occupazione nel settore della ristorazione a condizioni non sempre vantaggiose.
Sfatati i miti e fatte, dunque, le dovute premesse, non vi resta che visitare il sito del Governo per dare maggiore concretezza al sogno di trasferirvi in Australia!