Come si diventa un Everyday Climber dell’innovazione. Intervista a Raffaele Mauro di Endeavor Italia
Pochi mesi fa è sbarcata in Italia Endeavor, un’importante organizzazione internazionale che ha lo scopo di far crescere imprese e imprenditori nella digital economy.
Noi di Everyday Climbers abbiamo intervistato il Managing Director italiano Raffaele Mauro per scoprire come si diventa un Everyday Climber dell’innovazione.
Pochi mesi fa è sbarcata in Italia Endeavor, un’importante organizzazione internazionale che ha lo scopo di far crescere imprese e imprenditori nella digital ecomomy.
Noi di Everyday Climbers abbiamo intervistato il Managing Director italiano Raffaele Mauro per scoprire come si diventa un Everyday Climber dell’innovazione.
Raffaele, cos’è Endeavor?
Endeavor è un’organizzazione no-profit che ha l’obiettivo di promuovere la crescita economica, l’imprenditorialità e l’innovazione su tutto il territorio nazionale, sostenendo imprenditori e società nella fase di scale-up, ovvero le imprese che hanno superato il periodo iniziale di start-up e hanno la potenzialità per attuare una fase di espansione.
Che ruolo ha la figura del mentore?
Il mentore è una figura di elevato profilo che aiuta le società pro bono con vari livelli di coinvolgimento. Può essere egli stesso un imprenditore di successo, un investitore, un top manager, un esperto di determinate tecnologie e mercati.
Ogni ufficio locale di Endeavor crea la propria rete di mentori sul territorio. Tuttavia, l’organizzazione ha un respiro autenticamente globale e viene utilizzato quotidianamente il contributo presente in tutte le nazioni in cui si opera.
Chi sono i giovani che Endeavor decide di appoggiare e perché?
Supportiamo i cosiddetti “imprenditori ad alto potenziale” o high impact entrepreneur che stanno costruendo realtà aziendali in grado di creare sviluppo, occupazione di qualità e fare da catalizzatori per la crescita dei territori in cui operano.
Non sono necessariamente giovani, alcuni di essi hanno già un’esperienza considerevole alle spalle. Hanno come caratteristica comune quella di essere stati in grado di costruire imprese in fase di “scale up”, ovvero con tassi di crescita e validazioni di mercato importanti, di avere un grande potenziale futuro e soprattutto di poter trasformare i paesi in cui operano fungendo da modelli e catalizzatori di sviluppo.
Il nostro imprenditore ideale tra 5-10 anni, dopo essere stato aiutato da Endeavor, diventerà lui stesso o lei stessa un mentore, un consulente o investitore nella prossima generazione di imprenditori.
Quali sono i fattori interni ed esterni che, in genere, li ostacolano?
Per quanto riguarda i fattori esterni, in molti paesi gli ecosistemi dell’innovazione sono poco sviluppati. Ad esempio, sono poco presenti gli investimenti in venture capital cioè quella tipologia di investitori che scommettono su imprese innovative facendosi carico di un rischio considerevole.
Altri limiti comuni sono l’incertezza normativa, l’instabilità politica, la presenza di sistemi di tassazione e giustizia civile incompatibili con la crescita delle imprese, la volatilità estrema dei sistemi monetari (per esempio per i paesi sudamericani), la scarsità di professionisti qualificati (studi legali, investitori) che capiscano le esigenze delle imprese innovative.
Per quanto riguarda i fattori interni, spesso gli imprenditori sono troppo focalizzati sul mercato locale e sottovalutano sia la necessità, sia l’opportunità di guardare ai mercati internazionali fin dall’inizio. In alcuni settori si fatica ad allinearsi agli standard globali per la raccolta di capitali e in quel caso c’è spazio per un intenso lavoro di coaching.
In cosa sono diversi gli Everyday Climbers dell’innovazione italiani da quelli dei paesi emergenti?
L’Italia riesce ad esprimere punte di eccellenza imprenditoriale significative. Tuttavia, in termini generali, in alcuni casi i giovani imprenditori sono restii a prendere in considerazione fin da subito la dimensione autenticamente globale dei mercati, delle tecnologie, delle correnti economiche e della logistica.
La competizione internazionale è inesorabile e impone la necessità di confrontarsi ogni giorno con il resto del mondo, di rischiare, innovare e lavorare con un livello di professionalità sempre più elevato. In Italia spesso ci si dimentica di questo fattore.