Come Imparare a sciare e diventare un Everyday Climber
È finalmente tornato il tempo della neve, delle piste e dello sci. Abbiamo chiesto a Luca Agazzi, coach della nazionale femminile di sci del Canada, qual è l’identikit perfetto di un Everyday Climber della neve e quanto incide la cultura di un paese sul successo personale degli sportivi.
È finalmente tornato il tempo della neve, delle piste e dello sci per amatori e sciatori professionisti. Abbiamo chiesto a Luca Agazzi, coach della nazionale femminile di sci del Canada, dove ha imparato a sciare, qual è l’identikit perfetto di un Everyday Climber della neve e quanto incide la cultura di un paese sul successo personale degli sportivi.
Everyday Climbers (EC): Parlaci di te. Quando e dove hai imparato a sciare?
Luca: Ho 42 anni, sono originario di Bergamo e attualmente alleno la nazionale femminile di sci del Canada. Quando ero bambino, nessuno nella mia famiglia andava a sciare. Ho scoperto questo sport grazie ai miei vicini di casa che mi hanno portato con loro in montagna. Quel giorno ho messo gli scii e non mi sono più fermato.
Come è iniziata la tua carriera come allenatore?
Luca: Fino all’età di 18 anni ho sciato come atleta professionista. Poi, a causa di un grave infortunio, ho dovuto smettere.
Ho cominciato a insegnare ai bambini sci in un club sportivo di Como e nel 2006 sono diventato direttore tecnico in un centro in provincia di Bergamo dove, a poco a poco, si è andato formando un team di atleti, soprattutto donne, molto forti.
Tre di queste sono oggi nella Nazionale Italiana di Sci. Questa esperienza mi ha dato tantissime soddisfazioni e fatto comprendere che volevo andare avanti insegnando a livello regionale o nazionale.
Quattro anni fa, mentre collaboravo con la Nazionale Svizzera, mi sono proposto come allenatore dell’attuale Campionessa del Mondo Laura Gut, che allora aveva già vinto delle competizioni importanti a livello internazionale.
Durante questo periodo, ho avuto modo di conoscere l’allenatore della Nazionale canadese che, a distanza di tempo, mi ha chiamato per affiancarlo nella preparazione del team femminile.
Quali ostacoli hai incontrato nella tua carriera professionale?
Luca: In Italia, i gruppi sportivi militari sono certamente i contesti migliori per allenatori e atleti per crescere e realizzare i propri obiettivi. Al di fuori, il professionismo nello sci in Italia non è paragonabile a quello di altri sport come il ciclismo, per esempio.
Quanto incide la cultura di un paese nella crescita professionale di uno sciatore?
Luca: Durante il weekend, sia in Canada che in Svizzera, le famiglie praticano sport insieme andando al lago o in montagna. Quando c’è la neve fresca, le atlete escono e vanno a sciare sole, tanto per divertirsi. In Italia, invece, si è un po’ persa la cultura dello sport come qualcosa di essenziale nella vita di tutti i giorni e spesso sport e scuola faticano a coesistere in maniera armoniosa.
Qual è l’identikit dello sciatore perfetto?
Luca: Come allenatore, l’approccio che adotto con maschi e femmine è differente. I ragazzi di solito sono più facili da gestire perché seguono le regole e il “branco”.
Le ragazze, invece, sono spesso scettiche all’inizio, hanno bisogno di più tempo per fidarsi ed esigono essere coinvolte nell’elaborazione di programmi personalizzati.
In generale, lo sci è uno sport che richiede tanto, ma che dà anche molto in cambio. Esistono degli atleti con un talento straordinario, ma la maggioranza degli sportivi è fatta di uomini e donne con una forte determinazione che riescono ad arrivare a grandi livelli mettendoci anima e corpo.